Angelina Giovannini, da Vitale e Natalia Ferri; nata il 3 luglio 1923 a Castel del Rio; ivi residente nel 1943. 3a elementare. Casalinga.
Militò nella 36a brigata Bianconcini Garibaldi con funzione di staffetta.
Sulla presenza di ragazze, compresa Angelina, così ha scritto Nazario Galassi in “Partigiani nella “Linea Gotica” (pag. 149): “la 36ª non si formò da gruppi di sbandati, ma dalla combinazione di diversi piani organizzativi dopo tentativi che, pur falliti, ne costruirono le premesse. La vita della brigata faceva capo al comando con sede a Ca’ di Vestro, situata al centro dello schieramento. Da mezzo luglio comprendeva il comandante Bob, il commissario Moro, i due rispettivi vice, Nino e Roberto (il Vecchio) (dal 1º settembre), il capo di stato maggiore Bruno, l’addetto stampa Luciano Bergonzini (Stampa), giovane giornalista, Giuseppe Roncagli (Beppe), ufficiale automobilista.
Della compagnia comando facevano parte il maresciallo dei carabinieri Silvio, capo dei servizi, il magazziniere Livio Poletti, che vedevo triste per l’uccisione nella piazza d’Imola della moglie Livia Venturini ad opera della Gnr, poi cucinieri, fornai, barbieri, armaioli, macellai, persino un mitragliere-baritono, Rodriquez che, quando ne aveva voglia, cantava arie e canzoni. C’erano anche quattordici ragazze: Angela Giovannini, Anna Zazzeroni (Diana), Bruna Ciaranfi, figlia del proprietario di Ca’ di vestro, Consilia (Lia) e Vittorina Fanti, Laura Guazzaloca, Clelia e Giuliana Giovannini, Edera Lazzarini (Delia), Gina Frangini e altre tre, di cui non ho recuperato i nomi, tutte dai 17 ai 21 anni. Furono impiegate come infermiere, cucitrici, dattilografe, cuciniere. Varia la loro provenienza: nessuna da Imola, una da Bologna (Laura), Diana, Consilia e Vittorina da Monterenzio, le altre da Firenzuola e dai comuni limitrofi”.
Dopo la battaglia di Santa Maria di Purocielo Angelina Giovannini iniziò, con il comando della brigata, la marcia di trasferimento per varcare il fronte.
La notte tra il 14 e il 15 ottobre 1944, si trovò a superare la rotabile tra Modigliana e Tredozio, in via Lutirano, dove il corso del torrente Acerreta descrive un’ansa fino a lambire la strada con uno strapiombo verticale di pura roccia profondo non meno di 20 metri, senza alcun appiglio o sbarramento o indicazione, solo limitato sul ciglio da cespugli che lo nascondono alla vista.
Era attorno alla mezzanotte. C’era nebbia, ma non tanta da impedire una discreta visibilità, tenuto conto dell’ora. Il comandante Bob, come di consueto, aveva posto due pattuglie di tre uomini a 60-70 metri ai lati del punto di passaggio, dove egli si collocò. Gli altri del comando, affrettatisi alla testa della colonna, andarono diritti incontro al burrone.
Angela Giovannini, morì precipitando nel burrone con altri compagni fra i quali Andrea Gualandi.
Andrea Gualandi, Bruno
Andrea Gualandi, «Bruno», figlio di Enrico e Maria Chiarini; nato il 23 dicembre 1911 a Dozza. Nel 1943 residente a Imola. Operaio idraulico.
Seguendo le orme del fratello maggiore Guido, divenne militante comunista dal 1935. Fu arrestato sul finire del 1938 quale membro dell’organizzazione attiva all’interno dell’Azienda tranviaria bolognese e in alcuni comuni della provincia. Con sentenza istruttoria del 16 giugno 1939 venne rinviato al Tribunale speciale che il 25 luglio 1939 lo condannò a 5 anni di carcere per ricostituzione del PCI, appartenenza allo stesso e propaganda.
Dopo l’8 settembre 1943 fu attivo nella costituzione della 4a brigata Garibaldi, poi divenuta 36a brigata Bianconcini Garibaldi. In entrambe le fasi ebbe funzioni di capo di stato maggiore.
Dopo la battaglia di Santa Maria di Purocielo Andrea Gualandi iniziò, con il comando della brigata, la marcia di trasferimento per varcare il fronte.
La notte tra il 14 e il 15 ottobre 1944, si trovò a superare la rotabile tra Modigliana e Tredozio, in via Lutirano, dove il corso del torrente Acerreta descrive un’ansa fino a lambire la strada con uno strapiombo verticale di pura roccia profondo non meno di 20 metri, senza alcun appiglio o sbarramento o indicazione, solo limitato sul ciglio da cespugli che lo nascondono alla vista.
Era attorno alla mezzanotte. C’era nebbia, ma non tanta da impedire una discreta visibilità, tenuto conto dell’ora. Il comandante Bob, come di consueto, aveva posto due pattuglie di tre uomini a 60-70 metri ai lati del punto di passaggio, dove egli si collocò. Gli altri del comando, affrettatisi alla testa della colonna, andarono diritti incontro al burrone.
Andrea Gualandi morì precipitando nel burrone con altri compagni fra i quali Angelina Giovannini.
Fu membro del CLN di Imola.
Gli è stata conferita nel 1970 la medaglia d’oro al valor militare alla memoria.
Laura Guazzaloca
Laura Guazzaloca, figlia di Enrico ed Ernesta Bonora; nata il 28 gennaio 1920 a Bologna; ivi residente nel 1943. Diploma di istituto magistrale. Maestra elementare.
Fece parte del presidio medico della brigata diretto dal prof. Romeo Giordano.
Dopo la battaglia di Santa Maria di Purocielo (Brisighella – RA), mentre il grosso della brigata si apprestava a varcare il fronte, insieme a Ferruccio Terzi, medico, a Renato Moretti, studente in Medicina, e a Sergio Giulio Minozzi, quest’ultimo, come Laura, con funzione di infermiere, rimase ad assistere sette partigiani feriti e intrasportabili, nascosti nella canonica di Cavina (Fognano, RA).
L’infermeria fu però scoperta dai tedeschi durante il rastrellamento e i feriti e gli assistenti furono catturati, ma due militari tedeschi, catturati dai partigiani e curati perché feriti, testimoniarono di essere stati «trattati bene»: per questo tutti i prigionieri furono trasferiti nell’ospedale di Brisighella, e a quanto risulta fu la prima volta che i tedeschi rispettarono un patto contratto con i partigiani per risparmiare la vita a dei feriti.
Tuttavia dopo alcuni giorni le brigate nere di Faenza (RA), informate della presenza di partigiani feriti e di sanitari che li curavano, fecero irruzione nell’ospedale e li prelevarono.
Mentre i feriti assieme ai due medici vennero fucilati a Bologna, Laura Guazzaloca fu prima incarcerata a Castel d’Aiano e successivamente internata a Fossoli (Carpi-Modena) che, dismesso come campo di transito per gli ebrei deportati, fungeva temporaneamente da centro di raccolta per mano d’opera per la Germania prima del suo smantellamento.
Venne fucilata a Fossoli il 23 novembre 1944.
E’ sepolta nel Monumento Ossario ai Caduti Partigiani della Certosa di Bologna ed è ricordata nel Sacrario di Piazza Nettuno e nel Monumento alle Cadute partigiane a Villa Spada.