Dopo l’8 settembre
I primi tentativi di organizzare la Resistenza, e di formare nuclei partigiani, nelle colline e montagne del faentino-imolese, partirono dall’incontro degli antifascisti usciti dalle carceri e tornati dal confino con i reduci della guerra civile di Spagna e con i giovani che non volevano essere arruolati nella Repubblica di Salò.
I primi gruppi faentini si ritrovarono nella zona della Samoggia e della Pietra Mora. Da qui partirono alcune importanti azioni. Come per esempio, quelle del tenente Ferro e del “camion fantasma”. Inoltre, vi fu costituito un nucleo raccolto attorno ad Aldo Celli e Silvio Corbari.
Mentre nell’imolese ci furono i primi tentativi di organizzare un gruppo di partigiani nel Brasimone, e successivamente anche nel cosiddetto Albergo di Cortecchio, sotto il monte della Faggiola. Inoltre vi ful’iniziativa di Giovanni Nardi e di altri partigiani nell’Istriano.
La nuova organizzazione dei partigiani
Tutti questi generosi tentativi incontrarono molte difficoltà nell’inverno 1943-1944.
Una parte rilevante dei partigiani faentini e imolesi si trasferì nella zona del Falterona dove operava l’8a Brigata Garibaldi.
Purtroppo, nell’aprile del 1944, essa subì pesantemente la controffensiva tedesca. In seguito ad essa, molti rientrarono nei rispettivi territori.
Iniziò una nuova fase di riorganizzazione delle forze partigiane.
Nell’alto imolese, con la nascita del primo nucleo guidato da Libero Lossanti “Lorenzini”. In seguito, partendo da esso sarebbe nata la 36a Brigata Garibaldi.
Per quello che riguarda l’Appennino faentino, il nuovo nucleo ruotò attorno alla ricostituzione del gruppo di Silvio Corbari e con la nascita del distaccamento “Celso Strocchi” nel brisighellese, guidato da Sesto Liverani.