Giovanni Lahamar era brigadiere dei carabinieri a Casola Valsenio.
Nel libro “La Resistenza sui monti di Casola” (Mattioli-Sangiorgi, 1994) si spiega come “il 15 luglio [1944] anche i pochi carabinieri rimasti ancora in servizio a Casola abbandonano il paese; alcuni tentano di passare le linee tedesche per congiungersi ai reparti di carabinieri nelle zone già occupate dagli anglo-americani; altri si nascondono e qualcuno infine si aggrega alle formazioni partigiane”.
Un altro episodio riportato nello stesso libro evidenzia come tra i partigiani della zona ci fossero anche giovani carabinieri: “il 15 agosto reparti nazisti – sulla base di una delazione – accerchiano la casa colonica Beneficio di Settefonti dove sono riuniti una decina di partigiani. Nello scontro che divampa resta ucciso il giovane contadino della casa – Domenico Barzagli di 22 anni – che dopo essersi arruolato nell’arma dei Carabinieri era passato nelle file partigiane”.
Altro carabiniere divenuto partigiano nella 36ª è Silvio, maresciallo nominato nel libro Partigiani nella linea Gotica (Galassi, pag. 149) come capo dei servizi nel comando che nell’estate 1944 stazionò a Ca’ di Vestro.
Di Giovanni Lahamar sappiamo che era brigadiere dei carabinieri di Casola Valsenio e che in ottobre era con il comando a Ca’ di Gostino. Durante il primo attacco dei tedeschi, nel primo mattino, quando il comandante Bob diede con alte grida l’ordine della ritirata verso il Piano di Sopra avvenne un ripiegamento molto difficile sotto lo sparo dei tedeschi. Gino Monti riuscì a mettersi in salvo insieme a Silvio, il maresciallo dei carabinieri e a Uragano. Anche Topi riuscì a risalire il monte dietro il fienile, ma passando nei pressi del pagliaio vide l’uno accanto all’altro i corpi di Roberto e di Livio. Poco più avanti, all’inizio del campo, caddero il Romano (Adolfo Bonfanti) e il brigadiere dei carabinieri di Casola Valsenio Giovanni Lahamar.