Nato a San Lazzaro di Savena il 17 maggio 1920. Licenza elementare. Calzolaio. Prestò servizio militare in Sicilia.
L’11 ottobre 1944 era a Ca’ di Monte Colombo nella Compagnia comandata da Ettore (Guazzaloca Ettore). Successivamente all’attacco tedesco al Piano di Sopra (dove in casa erano asserragliati una settantina di partigiani, cinque prigionieri tedeschi e la famiglia dei Visani composta da una anziana vedova con otto figli il cognato e una decina di parenti sfollati) fece parte delle due squadre che andarono ad occupare Ca’ di Marcone dove passava la mulattiera per Ca’ di Monte Colombo e la cui difesa si mostrò subito strategica per l’eventuale ritirata degli assediati del Piano di Sopra. Dalla via Faentina stavano salendo tre reparti tedeschi che se avessero raggiunto la zona avrebbero sicuramente impedito accerchiato completamente la zona.
Dino si collocò disteso sull’erba dietro agli alberi in un punto dell’aia sopraelevata rispetto al giro della mulattiera. Con lui erano Ateo e il vicecomandante Renato.
Vi furono momenti cruciali. I tedeschi attaccavano d’impeto, quattro-cinque per volta. La squadra di Tito, disposta intorno al porcile, li teneva battuti di fianco. Raf e Angelo Giorgi, appostati alle finestre al primo piano della casa, li bersagliarono frontalmente, costringendoli a girare di lato e ad andare a sbattere contro il gruppo di Renato, Dino e Ateo che stando ora in piedi li colpirono a raffiche si sten.
I tedeschi dovettero quindi abbandonare il progetto di circondare il piano dal basso e, ripetendo con più vigore l’azione del primo assalto, salirono verso la montagna dal fianco. Lo scontro fu duro, morì il vicecommissario Moro (Gino Grandi di Imola), colpito alla testa mentre stava sparando, ma anche questo secondo assalto venne respinto.
Vi furono un secondo e un terzo assalto tedesco, sempre respinti.
Trascorsa un’altra pausa, i tedeschi operarono la manovra avvolgente da entrambi i lati che coinvolse dapprima Piano di Sopra e poi Ca’ di Marcone.
Dai primi scontri della giornata, iniziati a Ca’ di Gostino alle sei del mattino, erano ormai passate varie ore di combattimento quando a Piano di Sopra venne dato l’ordine di allontanarsi seguendo una precisa via di sganciamento: salire il pendio obliquamente verso sud e più avanti, oltrepassata Ca’ di Monte Colombo, avrebbero incontrato un fosso profondo capace di offrire un riparo alla discesa nel torrente per poi risalire sull’altro versante della valle verso Poggio Termine di Sopra.
A Ca’ di Marcone, fra il grandinare delle pallottole, quelli della compagnia di Ettore dietro la casa si attardarono e quando si decisero fu tardi. Nel risalire il pendio allo scoperto Dino Andreoli fu colpito e cadde mortalmente, insieme a Saetta e William. Subito dopo anche il vicecomandante Renato, rimasto accanto al porcile per l’ultima raffica, cadde sul prato.
Della squadra di Dino riuscì ad allontanarsi da Ca’ di Marcone solo Ateo (Ateo Bendini) che si diresse verso Monte Colombo, dove arrivò portando tre sten e quindi, molto probabilmente aveva raccolto anche l’arma di Dino. Qui, come testimoniato da Carlo Galassi, Ateo si fermò, «non disse una parola,noi non gli chiedemmo niente. Soltanto alcuni giorni dopo si potè sapere a chi erano appartenute quelle armi e quale servizio avessero reso, perchè lui, Ateo, non potè più dircelo».
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